Supernovae: Storie di Pionieri e di Follie Astronomiche

Qualche settimana fa avevo pubblicato un articolo riguardante la ricerca di Supernovae ed il progetto che ho intrapreso all’interno dell’Osservatorio Astronomico Monte San Lorenzo. Dopo la pubblicazione, mi trovai una risposta in calce all’articolo da parte del Sig. Mirco Villi da cui sono scaturite alcune telefonate dove ho potuto scoprire come mi trovassi davanti ad una persona enormemente disponibile e con una grande competenza. Uno degli aspetti che piu mi ha colpito è stata la sua disponibilità a fornire indizi,  ulteriori suggerimenti ed inviti nella struttura in cui opera. Ho quindi pensato che fosse opportuno passare in “analisi” il metodo che fin qua abbiamo adottato per effettuare tale complessa ricerca. Con grande naturalezza sono venuto a sapere come Mirco Villi abbia ricoperto un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questa ricerca, a cui si dedica con grande passione da diversi decenni. Ho trovato poi un articolo, scritto da lui, sul sito www.cortinadistelle.it. L’ho trovato meraviglioso….motivo per il quale ho deciso di inserirlo anche sul blog per porlo all’attenzione di tutti i lettori. La cosa che piu mi ha impressionato è comprendere la costanza nello sviluppare un percorso di ricerca, partendo addirittura dalla ricerca in visuale  (e senza goto, impensabile per noi astrofili moderni). Un pò come stimolo per tutti noi, un pò come ammenda per il mio essere fin troppo dedito alla gestione informatizzata delle riprese, con questa ripubblicazione vorrei richiamare alla memoria di tutti il vero senso di questa passione fatta di impegno, studi e dedizione. Ringrazio Mirco per avermi concesso la possibilità di ripubblicare l’articolo seguente, che si trova in originale al seguente LINK.  E con questo gesto, spero di richiamare alla memoria di tutti quanto dovremmo essere orgogliosi di avere connazionali che riescono con le loro facoltà a mantenere alta la qualità dell’astrofilia italiana.

Supernovae: Storie di Pionieri e di Follie Astronomiche

L’astronomia è una scienza che ti avvolge in un abbraccio stretto, ti fa dormire poco, ti fa approfondire anche altre materie come la matematica, la fisica, la chimica e la statistica per poter comprenderla meglio e ti fa spendere tanti soldi in libri e strumentazione che spesso ci si chiede se non era meglio una bella canna da pesca per trascorrere alcune ore in riva ad un fiume sperando di portare a casa qualche pesce da gustare con soddisfazione.

Chi si trova appassionato di Astronomia, perché non ci si sveglia un giorno e si decide di alzare gli occhi al cielo, bisogna che abbia qualcosa dentro che esce più o meno intensamente; non ha un fiume dove pescare, ma l’Universo, non ha una canna, ma un telescopio ed i pesci non si portano a casa, se non in senso figurato, perché sono galassie, stelle, pianeti che non tocchiamo e non toccheremo mai, ma ci immergiamo volentieri fino al collo in questo immenso mare oscuro,  pieno di vita e di energia.

L’Astronomia viene intesa da ognuno di noi a proprio modo, a partire da quelli che semplicemente amano il cielo più per curiosità che per passione, definiti bonariamente da me “turisti”. Poi ci sono quelli che dedicano le loro energie portando a spasso per i monti i loro telescopi, come si fa per i cani quando hanno le loro necessità, accontentandosi e meravigliandosi ogni volta che vedono la Nebulosa di Orione o Saturno o passando nottate a contare stelle cadenti: questi mi diverto a chiamarli “orionofili”. Un’altra categoria è quella di coloro che ci mettono tanto impegno e osservano stelle variabili oppure occultazioni di vario genere riempiendo quaderni di appunti e misure che regolarmente finiscono dimenticati in qualche cassetto. Infine, c’è chi prende l’Astronomia sul serio, anche troppo, però con la consapevolezza di essere dilettanti con i limiti che ne conseguono.

Può succedere, ad un certo punto, di scegliere una direzione piuttosto che un’altra: restare semplici astrofili, turisti o orionofili, oppure cercare di fare qualcosa di utile, dare un proprio contributo che va oltre l’osservazione della Luna o perdersi in dettagli tecnici di telescopi e CCD, comunque scelta più che legittima. Nel 1990 mi sono trovato in questa situazione, alla soglia dei miei 30 anni. Dopo aver speso anni in osservazioni culminate con lo studio delle stelle variabili di cui ogni tanto sento la nostalgia, mi sono posto una domanda: cosa posso fare io per dare un contributo all’Astronomia.

Cercavo qualcosa di nuovo, un campo da sviluppare da zero coinvolgendo altri astrofili, tenendo i contatti con il mondo professionale a cui trasmettere i risultati. Nei primi mesi del 1990 mi dedicavo alle comete, ma senza troppa convinzione, pur avendone scoperta una, questo pochi lo sanno, mai ufficializzata pur essendo osservata da altri. Dopo un breve periodo di sconforto per la delusione della mancata cometa Villi, si fece strada un’idea nuova che in un primo momento ritenevo poco percorribile: la ricerca di supernovae extragalattiche.

Iniziai ad approfondire l’argomento e proprio in quel periodo conobbi Andrea Bottini (oggi astronomo) con cui feci qualche osservazione sul campo. Con il suo dobsoniano da 330 mm osservai qualche galassia, ma subito compresi che la ricerca di supernovae era troppo difficile per me. Durante le osservazioni con Andrea notai che consultava alcune strane carte fotocopiate chissà dove, nere con stelle bianche, con le principali galassie su ciascuna di esse.

Me ne fece dono; si trattava delle famose carte di Bryan-Thompson, a quel tempo una vera bibbia per chi si avvicinava a questa ricerca. Furono per me la mia “Stele di Rosetta“ per dare il via a questa avventura, proprio quello che cercavo, un settore nuovo da sviluppare. Numerose furono le telefonate con gli astrofili più esperti conosciuti in giro per l’Italia e le lettere per raccogliere le opinioni in merito. In quel periodo entrò a far parte dell’organizzazione l’amico Giancarlo Cortini e, per qualche mese, Stefano Moretti, miei concittadini ed ottimi astrofili tuttora, con in bacheca rispettivamente due e una supernova all’attivo. Ricordo e conservo ancora la lettera che insieme abbiamo scritto al Reverendo Evans in Australia per annunciargli questo gruppo nascente, ottenendo a stretto giro di posta la sua “benedizione”. Furono periodi molto intensi e pieni di entusiasmo: in pochi mesi il gruppo dedicato a Fritz Zwicky contava 25 membri.

Faccio presente che nei primi anni ’90 internet praticamente non esisteva, almeno come lo intendiamo oggi, e tutte le informazioni viaggiavano attraverso il servizio postale oppure mediante le BBS, una specie di internet dei poveri, dove i messaggi impiegavano fino a tre giorni per giungere a destinazione. Ho affrontato numerosi problemi ed ho dovuto sopperire alle innumerevoli mancanze. Passavo giornate intere, anzi settimane, a spulciare cataloghi di galassie ottenuti fotocopiando pazientemente qualche pubblicazione reperibile all’Università di Bologna e Padova, dopo aver spiegato bene le mie intenzioni. Oggi basta collegarsi ad un sito per scaricare in pochi minuti tutto ciò che occorre. Questo per selezionare le galassie ritenute più adatte e inserirle in un programma di ricerca. Sembra tutto molto semplice, ma bisogna pensare che non era così scontata la selezione delle galassie, perché andava fatta in base a certi parametri, prevalentemente modulo di distanza, inclinazione, tipo morfologico, numero di notti annue in cui potevano essere viste ad un’altezza sull’orizzonte sufficiente per superare l’ostacolo dell’assorbimento atmosferico e così via, in base allo strumento in uso.

Il programma era esclusivamente visuale, perché i CCD erano ancora pura fantascienza ! Bene, fatta la lista delle galassie candidate a mostrare il fenomeno supernova, non restava altro che trovare almeno una foto per ognuna di esse. Che ci vuole, direbbe oggi un giovane astrofilo: basta cercare su Internet! A parte, come ho detto prima, che non si poteva disporre di questo mezzo, la cosa peggiore era che non esisteva neppure una foto utile per la ricerca di supernovae!!!

Certo, c’erano le foto ottenute con i grandi telescopi, ma venivano riprese sempre le stesse galassie con lunghi tempi di esposizione riducendo i nuclei ad autentiche ed inutili macchie bianche. Come fare, allora? L’unico strumento disponibile era un bellissimo cofanetto di carte dedicate ai cacciatori di supernovae, le già citate carte di Bryan-Thompson, ma il loro numero era troppo esiguo, circa 300, per poter pensare ad una ricerca seria. Manuel Lopez Alvarez pubblicò in quel periodo un piccolo atlante in tre volumi più appendici con alcune galassie già selezionate, ma era ancora troppo poco.

A quel punto o si andava avanti nel progetto o si chiudeva bottega per mancanza di immagini di riferimento. Ma la passione mia e di Giancarlo Cortini era talmente forte che ci buttammo in un’impresa epica: fotografare tutte le galassie utili direttamente dal Palomar Observatory Sky Survey. Parlammo dell’idea a Evans che sorprendentemente decise di aiutarci recandosi quasi ogni giorno all’Osservatorio di Coonabarabran distante 80 Km. da casa sua. Dopo alcune settimane di lavoro e di un frenetico scambio di lettere, un bel giorno Evans ci inviò circa 1200 diapositive !

1Mirko Villi e Giancarlo Cortini assieme al Rev. Evans (al centro)

La gioia fu grande, ma sia Giancarlo che io non sapevamo ancora quello che ci aspettava. Superate le prime ore di comprensibile entusiasmo per il bel regalo ricevuto dall’Australia, ci rendemmo subito conto che portare le diapositive sul campo era troppo scomodo. Così dopo qualche osservazione muniti di un visore per diapositive decidemmo insieme un’altra impresa: stampare su carta fotografica 10×15 tutte le diapositive in Cibachrome, lasciando cioè le stelle bianche su fondo nero, più per motivi estetici che per fini pratici. Una bella trovata fu quella di far stampare le foto per rendere comoda l’osservazione ad un telescopio newtoniano, per Giancarlo, e per uno Schmidt-Cassegrain per me. Ottenute le riproduzioni dal laboratorio, abbiamo capito subito che il formato 10×15 era troppo piccolo per ricavare una cartina di confronto, quindi optammo per fotocopiare tutte le foto con un ingrandimento 2x. Fatte le fotocopie delle 1200 foto, con un notevole dispendio di toner, abbiamo provveduto a ritagliarle tutte, in modo da adattare ogni singola foto ad un foglio bianco A4. Finita l’operazione di ritaglio ogni copia è stata incollata su ogni foglio che a sua volta è stato intestato con i dati identificativi della galassia: nome, coordinate, dimensione apparente, modulo di distanza, magnitudine prevista per una supernova di tipo I e II. Si otteneva così una cartina che andava completata con note e descrizioni della galassia, per esempio se il nucleo appariva di aspetto stellare e così via. Il collaudo osservativo fu eccellente, però emerse presto un nuovo problema: ogni galassia sulle foto del POSS è sovraesposta, rendendo impossibile vedere eventuali stelle vicine al nucleo. Di nuovo una grande impresa: inserire questi oggetti mancanti direttamente durante le osservazioni che si trasformavano in una sorta di cantiere dove eravamo impegnati a correggere le cartine. Con il tempo sono state rese piacevoli esteticamente aggiungendo le sfumature per farle assomigliare alla visione telescopica ed altri particolari utili. Infine, tutte le carte trovarono posto, ben ordinate, in appositi contenitori porta listini. Sono stati necessari mesi di lavoro, durante i quali la fatica era largamente superata dall’entusiasmo e dove ho guadagnato un amico, Giancarlo. Con lui ho condiviso due delle mie quattro scoperte, la 1991T in NGC 4527 e la 1994W in NGC 4041, trovate con il metodo visuale, oggi praticamente del tutto scomparso a favore dei CCD. La prima supernova, la 1991T, è quella a cui sono legato di più, anche perché si è rivelata molto interessante, al punto che se ne parla ancora oggi. Nel frattempo tenevo contatti con mezzo mondo e partecipavo a meeting e congressi dove esponevo i miei risultati. Poi sono arrivati i CCD e le cose sono cambiate un po’ per tutti.

2La SN1991T in NGC4527, scoperta da Villi e Cortini nel 1991 (foto AAC)

Sono davvero contento di aver vissuto quei momenti irripetibili che, ad un astrofilo di oggi, sembrano accaduti nel 1800: in realtà, sto parlando di eventi di 16 anni fa, ma la tecnologia si evolve ad una velocità talmente elevata da farci perdere la cognizione del tempo, basti pensare che fino a dieci anni fa pochissimi disponevano di Internet, mentre oggi sembra nei nostri computer da sempre. Nella vita quotidiana questo limitato periodo di tempo, 16 anni, ha visto sconvolgimenti tali da farmi sentire vecchio dal punto di vista astronomico, perché vissuto in un periodo in cui molti astrofili il telescopio se lo costruivano da soli e scoprivano le supernovae, come nel caso di Stefano Pesci e Piero Mazza; quando telefonini, Internet ed altre comodità odierne non esistevano e gli stessi computer erano decisamente meno evoluti e diffusi. In questo contesto sono cresciuto e credo di aver fatto la mia parte divertendomi, soffrendo e ottenendo grandi soddisfazioni.

Ogni notte serena caricavo il telescopio in macchina, un Meade di 250 mm senza GPS, GOTO ed altre trovate elettroniche di oggi, perché non esistevano, raggiungevo il sito a 30 Km dove spesso trovavo Giancarlo, montavo tutto, stazionavo il telescopio e via, alla ricerca delle supernovae fino al mattino, quando era possibile.  Questo ogni giorno dell’anno con il caldo e con il freddo, addirittura il giorno di Natale e la notte di Capodanno ed in altre situazioni che solo dei pazzi avrebbero il coraggio di affrontare, strappando il territorio al cervo ed al cinghiale, osservando con il sottofondo musicale degli uccelli notturni e con il profumo ed il silenzio della notte nei luoghi più isolati.  Notti passate a scrutare  galassie,  notti di falsi allarmi come quella in cui telefonai da una cabina telefonica a Guy Hurst in Inghilterra comunicandogli la presenza di una stella sospetta in NGC 3348, rivelatasi una banale stella di campo sfuggita alla mia attenzione, perché vicina al nucleo e non segnalata durante la correzione delle carte, forse per il seeing pessimo di quella notte.

E che dire delle visite dei Carabinieri che durante il primo conflitto irakeno del 1991: temevano che da Monte Colombo (Forlì) sparassimo dei missili Scud su Israele dai nostri telescopi? Notti di chiacchiere, di battute, di risate, di apprensioni condivise con Giancarlo, quando eravamo i padroni della nostra montagna, scoraggiando anche le coppiette che tentavano di fermarsi, dove abbiamo portato in visita anche il grande Robert Evans nel 1992. Quel colle ci è stato sempre molto caro, al punto che ci recavamo là automaticamente, anche durante la Luna piena che ci impediva di osservare o addirittura quando pioveva: dove andiamo stasera ? Facciamo un giro… e puntualmente ci trovavamo a Monte Colombo. Finalmente, nel 1994 è arrivato Internet, anche se rispetto a quello di oggi c’era ben poco da vedere e da navigare. Nel 1996 con Stefano Pesci ho fondato l’International Supernovae Network (ISN), un grande sito tuttora esistente all’indirizzo www.supernovae.net dove confluiscono tutte le notizie delle scoperte di supernovae. Si tratta certamente del più importante sito amatoriale del mondo, tanto da essere elogiato dalla prestigiosa rivista Science.

3Il prestigioso premio “Nova Award” assegnato a Villi e Cortini per le loro scoperte

Poi le vicende della vita mi hanno fatto imboccare la strada del declino e mi sono sentito anch’io una supernova: una grande esplosione, poi, inesorabile, la luce si spegne. Dopo la scoperta nel 1998 della SN 1998bu, motivi di famiglia mi hanno indotto ad abbandonare tutto, fino a quando il CROSS ha recuperato le mie ceneri, le ha mescolate alla passione ed alla voglia di ricominciare mettendomi a disposizione la strumentazione del Col Drusciè senza muovermi da casa. Così, dopo migliaia di osservazioni, esco dal coma con la scoperta della SN 2006F. Premesso cha fa sempre molto piacere ottenere simili risultati, va detto, però, che le supernovae scoperte oltre 10 anni fa hanno un altro valore, non per la scienza, ma per me stesso: a quei tempi una scoperta rappresentava un evento raro per un dilettante, oggi, invece, fa parte della normalità grazie alle nuove tecnologie che hanno permesso a tanti astrofili di cimentarsi in questa ricerca.

Qualcuno leggendo queste parole potrebbe dire che sono un nostalgico e che so pensare solo ai bei tempi. Non è così, sono sempre stato il primo ad adeguarmi alle novità, però sono orgoglioso della mia gavetta, posso dire di aver costruito qualcosa di utile ed importante divertendomi, impegnandomi e condividendo con altri come me il gusto e la passione per le nuove avventure, gettando le basi o tracciando la via verso nuove frontiere dell’Astronomia amatoriale.

La mia speranza è quella di vedere altri giovani che pensino a nuovi progetti e che sappiano confrontarsi con le nuove esigenze dell’Astronomia di oggi. In questo modo si garantisce una certa continuità agli sforzi fatti in passato. Per quanto mi riguarda continuerò nella mia ricerca fino a quando le forze reggeranno o fino a quando avrà un senso.